Siamo tutti un po’ metereopatici, anche se talvolta non ci rendiamo conto dell’effetto che hanno su di noi alcuni fattori climatici insospettabili
Piove, umore grigio. C’è il sole, festa grande. Un’equazione che spesso tocchiamo con mano nel corso delle nostre giornate. Il clima influenza inevitabilmente sia il nostro corpo sia la nostra mente e a questo legame nessuno può sottrarsi.
«Siamo tutti in qualche misura metereopatici e sensibili alle variazioni ambientali» conferma Marco Costa, docente di Psicologia Generale e Ambientale all’Università di Bologna e autore di Psicologia ambientale e architettonica (FrancoAngeli).
Tutti metereopatici, già, anche se con le dovute differenze soggettive. «I mutamenti del clima influenzano maggiormente chi è suscettibile alle variazioni ambientali. Fra questi figurano senza dubbio gli ansiosi e coloro che mal tollerano i rumori».
E se da un lato ci rendiamo conto con una certa facilità di quanto ci influenzi la pioggia, dall’altro non siamo consapevoli del ruolo di fattori climatici più insospettabili. In pochi, ad esempio, accuserebbero il vento o la pressione atmosferica per una giornata storta. «Il vento forte porta le persone a essere più aggressive, irritate, e anche meno altruiste. Questo principalmente perché ostacola molte delle nostre attività, dal camminare al mantenere equilibrio e coordinazione».
Il clima può causare più di un semplice malumore. Si entra così nel campo del disturbo affettivo stagionale, dove un ruolo fondamentale lo gioca l’esposizione alla luce naturale. A causa di questa psicopatologia «alcune persone nei mesi invernali – ma per alcuni avviene in estate – hanno maggiore tendenza alla depressione a causa della scarsità di luce. C’è un legame consolidato e scientificamente molto forte fra quantità di luce e umore. In persone particolarmente sensibili la scarsità di luce naturale può esacerbare condizioni preesistenti di ansia e depressione».
Alcune ricerche sui benefici della luce solare sono curiose. Alcune hanno dimostrato come nelle giornate più soleggiate, i clienti di hotel e ristoranti fossero più generosi nelle mance. Altre rilevato che la soddisfazione dei lavoratori cresce quando il posto di lavoro riceve luce solare.
Quindi noi italiani dovremmo essere sempre felici e contenti d’estate? Sarebbe bellissimo, ma sappiamo che così non è. «Superati determinati livelli di temperatura e umidità, si instaura una situazione di stress, accompagnata da demotivazione e bassa energia psicofisica».
È innegabile tuttavia che la fine del freddo ci renda più felici in genere. E questo è confermato anche dalla scienza; le temperature troppo basse sono infatti il peggiore fra i fattori climatici per il nostro benessere. «Il freddo ha un aspetto ossessivo: quando supera determinate soglie, la nostra mente non riesce a pensare ad altro. È in assoluto l’elemento climatico più stressante».
Nella Gallery trovate le cinque caratteristiche che dovrebbe avere il clima ideale. Dove è facile trovarlo? Non occorrono grandi spostamenti: la zona mediterranea ha un clima senza dubbio ottimo secondo questi parametri.
Se per le vacanze state invece pianificando un viaggio oltre oceano, considerate un periodo di acclimatamento. «L’adattamento fisiologico interviene in genere nel giro di quindici giorni. Quello psicologico può essere molto più lungo; soprattutto se lo spostamento è imposto per motivi professionali. In questi casi accade che non ci si adatti mai al nuovo clima».
Da www.vanityfair.it di